Recensione dell’intervista fatta da Salvino Cavallaro all’ex portiere della Juventus Michelangelo Rampulla

Veramente esemplare Michelangelo Rampulla, professionista serio e uomo mite ed equilibrato, contento di tutto ciò che la vita gli ha dato e che egli ha saputo accogliere con naturalezza, senza ansie da prestazione, senza sgomitare, e il cui ricordo, adesso, non è turbato da rimpianti: una vita limpida e quieta , come l’acqua di un grande fiume che scorre verso la sua meta.
Forse, la sintesi più bella del suo carattere è nell’amicizia con Peruzzi, che avrebbe potuto, con altri protagonisti, essere facilmente sostituita da invidia, gelosia, malanimo, e, invece, l’umiltà e la mite intelligenza del cuore che, evidentemente, sia Rampulla sia Peruzzi possiedono, ne ha fatto un esempio magnifico di relazione umana sana e profonda, un rapporto simbiotico, in cui entrambi hanno imparato a crescere.
Ho trovato interessantissima, poi, la nota psicologica sulla forte personalità richiesta al portiere per accettare di essere quasi oscurato, rispetto ad altri ruoli, quando tutto va bene, e più di altri esposto al vituperio quando non gli riesca di difendere la sua porta…
Bello, infine, da parte di Rampulla, il mettere la sua esperienza al servizio dei ragazzi, che incoraggia a seguire le loro inclinazioni, mentre i genitori hanno l’obbligo di aiutare i figli nella realizzazione dei loro sogni.
Una pagina da antologia, questa intervista, per la ricchezza e la profondità degli spunti di riflessione che offre, grazie , sì, alla qualità del tuo interlocutore, ma certamente, Salvino, grazie anche a quella particolare sensibilità con cui tu riesci , una domanda dopo l’altra, a fare emergere le caratteristiche umane, e non solo professionali, di chi ti sta di fronte, perché sono quelle che ti stanno più a cuore.
Ancora grazie, caro Salvino.

Maria Lizzio

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